Estintore a polvere: pregi e difetti

In Italia, ad oggi, l’estintore a polvere è il più diffuso.

Quali le ragioni di un tale successo?

Beh, indubbiamente l’estintore a polvere è il più versatile (si può utilizzare quasi su tutto, incluse le apparecchiature elettriche sotto tensione), ma soprattutto è il più potente: a parità di peso complessivo (bombola estintore più agente estinguente contenuto al suo interno) è quello che riesce ad avere le migliori performance, per cui con un estintore da 6 kg di polvere, per un peso totale di circa 10 kg, si riescono a “coprire” 250 mq in una realtà a basso rischio, quale ad esempio un ufficio.

Ma come funziona l’estintore a polvere?

Come riesce ad essere così potente nello spegnimento fiamme?

Chi ha provato un estintore a polvere, si è reso conto che “sporca” molto, ma proprio l’abnorme quantità di polvere finissima che fuoriesce è il segreto dell’efficacia: la polvere va a creare una sorta di “tappo” che, separando il materiale in fiamme dall’aria, e quindi dall’ossigeno, soffoca l’incendio e, cosa importante, lo mantiene spento.

Oggi, in presenza di sempre più apparecchiature elettriche ed elettroniche, l’estintore a polvere è messo in discussione, poiché ci si trova a combattere con un dubbio amletico tra il pregio di scelgo l’estintore che mi garantisce un efficace spegnimento, senza rischio di shock elettrico ed il difetto di sporcare molto, per cui i supporti di archiviazione di massa potrebbero essere danneggiati dalla polvere finissima.

Cosa consigliare allora?

Contando che se si usa un estintore è per spegnere un incendio, i “danni collaterali” dello sporcamento ambiente sono sicuramente minori del non aver utilizzato l’estintore, ed avere tutto distrutto dalle fiamme.

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Autore: Massimo Longo
Fonte: evoluzione tecnologica

Pubblicato in Valutazione rischi.

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