La Legionellosi è una patologia ancora poco conosciuta, soprattutto in ambito occupazionale.
È una patologia scoperta qualche decina di anni fa, ancora molto diffusa ma spesso sottostimata. Si tratta di una forma di polmonite causata dal batterio Legionella pneumophila e altri batteri ad esso correlati.
Le conseguenze della patologia vengono distinte in due manifestazioni cliniche: la ‘Febbre di Pontiac’ e la ‘Malattia dei Legionari’. Quest’ultima è la forma più severa dell’infezione con una letalità totale del 5-15% che, nei pazienti immunocompromessi, può arrivare fino al 70-80%.
Il tasso di incidenza in Italia di polmoniti da legionella è di 1,8 casi per milione d’abitanti.
La malattia è acquisita per via respiratoria mediante inalazione di aerosol contenente legionelle o di particelle di polvere da esso derivate. Più piccole sono le dimensioni delle goccioline inalate e più facilmente queste raggiungono le bassevie respiratorie (alveoli polmonari).
Malattia ancora poco conosciuta sia perché spesso il rischio di natura biologica non è debitamente valutato all’interno di ambienti lavorativi sia per la limitata conoscenza sulle potenziali fonti di diffusione ambientale del batterio.
Tutti i batteri appartenenti al genere Legionella sono classificati come agenti biologici del gruppo 2 (un agente che può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori) nell’Allegato XLVI del D.Lgs. 81/2008. Dunque un agente biologico soggetto all’articolo 271, relativo alla valutazione dei rischi biologici.
Risulta pertanto indispensabile porre maggiore attenzione nei confronti di questo potenziale rischio, predisponendo adeguate misure di prevenzione e controllo della contaminazione microbiologica ambientale. Per assicurare una riduzione del rischio di legionellosi, lo strumento fondamentale da utilizzare non è il controllo routinario, ma l’adozione di misure preventive, basate sull’analisi del rischio costantemente aggiornata.
Le conoscenze attuali hanno evidenziato che possono essere a rischio tutti gli impianti che in presenza di ossigeno interferiscono con l’accumulo e la distribuzione dell’acqua riscaldata a temperature variabili dai 25 ai 45°C.
Dunque le utenze maggiormente esposte al rischio di contaminazione sono:
- case di cura e riposo;
- alberghi;
- campeggi;
- impianti per attività sportive;
- asili e scuole;
- stabilimenti termali.
Il rischio di acquisire un’infezione da Legionella risulta essere correlato alla presenza di:
- fattori ambientali: il più importante fattore è rappresentato dalla temperatura dell’acqua che, quando è compresa tra i 25° ed i 42°C (optimum a 36°C), permette al batterio di raggiungere elevate concentrazioni.
- fattori legati all’ospite: sono relativi alla maggiore suscettibilità di alcuni individui nei confronti dell’infezione; tra questi, i soggetti di sesso maschile o di età avanzata, i fumatori, le persone affette da patologie croniche.
Misure di prevenzione possibili:
- Controllare l’emissione degli spruzzi di acqua;
- evitare temperature di acqua comprese tra i 20 e i 45 °C;
- evitare il ristagno di acqua che possa favorire lo sviluppo di biofilm;
- evitare l’utilizzo di materiali che ospitano batteri e altri microrganismi o forniscono sostanze nutritive per lo sviluppo di microbi;
- mantenere la pulizia del sistema e dell’acqua al suo interno; • utilizzare DPI.
Eventuali rimedi post contaminazione da valutare sono interventi di bonifica quali shock termico e iperclorazione shock.
Autore: Roberta Pellizzon
Fonte: D.Lgs 81/08; ISS (Istituto Superiore di Sanità); OMS (Organizzazione Mondiale Sanità)