Il sistema a matrice di valutazione dei rischi è lo strumento analitico attualmente più diffuso per generare e quantificare il rischio residuo e stabilire una priorità rispetto al piano di adeguamento.
La diffusione e la popolarità di tale strumento si deve principalmente al fatto che la sua applicazione, una volta assimilate le istruzioni e applicato in maniera coerente, è relativamente semplice e genera in automatico, in base al risultato, una quantificazione del rischio residuo e di conseguenza la priorità degli interventi da porre in essere per limitare il rischio.
Il principio fondamentale su cui si basa questo metodo è dato dalla relazione:
R = P X D
il Rischio (R) è dato dal valore di Probabilità (P) che un determinato evento accada ed è espresso in una scala di valori da 1 a 4.
La classificazione del Danno (D) dipende dalle eventuali conseguenze che l’evento può portare al soggetto ed anche in questo caso è stata effettuata mediante una scala di valori variabili da 1 a 4.
A titolo meramente esemplificativo, si pensi alla mancata informazione circa l’utilizzo di una macchina; anche se questa dovesse risultare a norma, una non corretta informazione potrebbe portare il lavoratore a compiere una seria di azioni improprie (ad esempio la rimozione di una protezione), che potrebbero, in particolari condizioni, provocare un danno.
E’ quindi sufficiente individuare, tra le opportunità indicate nei criteri di scelta di Probabilità e Danno, ciò che più si avvicina alla situazione in fase di valutazione, mettere in relazione questi due fattori per ottenere il Danno:
a questo punto sulla base del risultato ottenuto si avrà la “quantificazione” del rischio residuo, ed è chiaro che più il valore ottenuto sarà elevato, più sarà prioritario un intervento da parte del datore di lavoro:
Questo strumento, benché ormai diffuso e riconosciuto come valido, ha tuttavia il limite di basarsi sull’esperienza e la preparazione di chi si appresta a valutare, pertanto è necessario che l’addetto alla valutazione conosca bene la realtà aziendale di riferimento e abbia conoscenze tecniche ed esperienza sufficiente per prevedere eventuali situazioni, possibili danni, ecc. perché c’è la possibilità di sottovalutare, o sopravvalutare, il rischio.
Autore: Michele Piscino
Fonte: INAIL