Esposizione professionale alla radiazione solare

E’ arrivata ormai l’estate e, con essa, l’esposizione al sole. Ormai siamo tutti a conoscenza del fatto che, l’errata esposizione ai raggi solari, può essere causa di vari effetti cutanei, alcuni dei quali si possono manifestare nel breve periodo (es. eritema acuto) altri che possono essere causa nel lungo periodo di danni più o meno gravi (eritema ad evoluzione cronicizzante), fino alla produzione di tumori.

I raggi ultravioletti si dividono in 3 categorie a seconda della loro lunghezza d’onda: UVA, UVB e UVC: mentre i raggi UVC vengono filtrati dall’atmosfera terrestre, gli UVB raggiungono solo gli strati più superficiali della pelle (e sono la causa delle scottature) mentre quelli UVA penetrano il derma e sono colpevoli del precoce invecchiamento della pelle, nonché dell’abbassamento delle difese immunitarie che aumentano il rischio di melanoma.

Oltre alla pelle, anche gli occhi sono un organo bersaglio dei raggi solari e possono subire danni anche gravi (es. cheratite, congiuntivite, catarrata).

L’uso di occhiali da sole e di creme solari con filtri adeguati rispetto al fototipo, la giusta scelta delle ore di esposizione aiutano a prevenire questi danni, ma come fare quando l’esposizione al sole non è volontaria ma è una caratteristica intrinseca dell’attività lavorativa svolta?

L’aspetto è di tale rilievo che il D.M. 9 aprile 2008 – Nuove Tabelle delle Malattie Professionali nell’ Industria e nell’Agricoltura, tra le malattie professionali riporta alla voce “84: malattie causate dalle radiazioni UV, Malattie causate dalle radiazioni UV comprese le radiazioni solari (cheratosi attiniche, epiteliomi cutanei delle sediattiniche, epiteliomi cutanei delle sedi fotoesposte), “Lavorazioni che espongono alle radiazioni UV. Lavorazioni che espongono alle radiazioni solari presso stabilimenti balneari, a bordo di navi, in cantieri di edilizia stradale, in cave e miniere a cielo aperto”.

Il rischio da esposizione alle radiazioni ottiche naturali può essere approfondito consultando la sezione dedicata nel Portale Agenti Fisici, strumento realizzato dal Laboratorio Agenti Fisici del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria USL 7 Siena in collaborazione con l’INAIL e con l’Azienda USL di Modena.

Tra le attività che possono comportare rischio di esposizione a radiazione UV solare si possono annoverare:

  • Operatori ecologici/netturbini
  • Addetti a lavorazioni all’aperto o in piazzali
  • Rifornimento carburante
  • Portalettere/ recapito spedizioni

La manutenzione del verde, le attività svolte in cantiere sono invece esempi di quelle ad elevato rischio di esposizione a radiazione UV solare.

Interessanti da consultare sono le sezioni dedicate al calcolo dell’esposizione e alle misure di prevenzione adottabili dove vengono anche indicati i soggetti particolarmente sensibili al rischio come:

  • Donne in stato di gravidanza
  • Albini e individui di fototipo 1-2
  • Individui in trattamento con farmaci fotosensibilizzanti, come alcuni antibiotici, diuretici, antinfiammatori non steroidei.
  • Lavoratori che presentano lesioni cutanee maligne o pre-maligne

 

Trattandosi di rischio lavorativo, ricordiamo che il datore di lavoro, ai sensi dell’art.28 del D.Lgs.81/08, deve effettuare la valutazione di “… tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori…”.

Quindi, anche se il Testo Unico in materia di sicurezza e salute non richiama esplicitamente il rischio da esposizione a radiazioni naturali, è necessario che, in tutte le situazioni nelle quali il processo lavorativo o la mansione comportino una esposizione del lavoratore alla radiazione solare, venga effettuata una valutazione dei rischi e individuazione delle misure di prevenzione e protezione più adeguate.

 

 

Autore: Daniela Barona
Fonte: Ospedale Sant’Andrea, Ottica Marconi, Portale agenti fisici

 

 

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