Autore: Linda Nocilla
Il rischio cancerogeno delle polveri di legno è ormai noto da tempo. Prima di entrare nel merito dell’argomento, vogliamo ricordare che esistono due tipologie di legni:
- legni teneri (come conifere o gimnosperme)
- legni duri (come latifoglie o angiosperme)
solo quest’ultimi sono classificati dalle direttive europee 99/38/CE – 2004/37/CE e DLgs. 81/2008 agli art. 233-234 e nell’allegato XLII del decreto come cancerogeni certi per l’uomo.
Le conseguenze sulla salute dovute all’esposizione a polveri di legno duro si possono distinguere in:
- effetti acuti a carico delle mucose oculari, delle prime vie aeree
- effetti cronici come tumori naso-sinuali (neoplasie rare, ma molto frequenti negli esposti).
Come già accennato sono generalmente tumori rari nella popolazione generale; per comprendere l’associazione tra tumore e esposizione è sufficiente comparare due dati:
- incidenza dei tumori naso-sinusali nella popolazione generale: 0,4 – 2,0 casi per 100.000 maschi
- incidenza dei tumori naso-sinusali negli esposti a polveri di legno: 5 – 9 casi per 100.000 lavoratori.
In letteratura si segnalano anche altri fattori di rischio non professionali che possono contribuire all’insorgenza di questi tumori, come ad esempio:
- fumo di tabacco
- poliposi nasale
- papillomi invertiti
- sinusiti croniche
I segni che caratterizzano i tumori naso-sinuali sono:
- la sede del tumore, molto spesso seno etmoidale e cavità nasale
- il periodo di latenza di solito 20-40 anni
- l’età di comparsa superiore a 60 anni nel 75-80% dei casi.
Poiché gli effetti cronici sono molto spesso caratterizzati da una sintomatologia asintomatica, è possibile un ritardo diagnostico, dovuto per la maggior parte delle volte a una sottovalutazione del problema sia da parte del paziente che del medico.
Con questo approfondimento vogliamo indicare per quanto possibile le strade migliori per la prevenzione di questi tumori.
Per diminuire l’esposizione alle polveri di legno non occorrono grandi invenzioni tecnologiche, è sufficiente :
- gestire bene, migliorare e potenziare gli impianti di aspirazione che ormai si trovano in ogni fabbrica
- organizzare la manutenzione ordinaria degli impianti
- informare e formare i lavoratori dei rischi dovuti all’esposizione.