In Italia i casi di morte per arresto cardiaco improvviso sono circa 60 mila ogni anno; le malattie cardiovascolari rappresentano, infatti, la prima causa di morte.
L’unico intervento terapeutico risolutore è rappresentato dalla defibrillazione elettrica la quale deve essere attuata con grande tempestività (5-6 minuti al massimo) dal momento della perdita di conoscenza.
E’ opinione diffusa che ogni minuto in più trascorso dall’evento che ha colpito il paziente, rappresenta il 10% in meno delle possibilità che lo stesso possa essere salvato.
La legge 3 aprile 2001, n. 120, recante «Utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero» può rappresentare un elemento utile per superare gli ostacoli legati all’erogazione della defibrillazione in ambienti extraospedalieri e in ambienti di lavoro.
Essa, infatti, consente anche a personale non medico di utilizzare questi strumenti che riconoscono autonomamente l’aritmia responsabile dell’arresto di cuore e possono erogare la scarica elettrica.
Il riconoscimento automatico dell’aritmia ha rappresentato l’elemento di svolta per permettere l’affidamento di tali dispositivi anche ad operatori non medici sollevandoli dalla responsabilità medico-legale della diagnosi aritmologica.
L’organizzazione del primo soccorso sul posto di lavoro dovrebbe, anche alla luce di quanto sopra, fondarsi sulla accurata valutazione delle caratteristiche dell’azienda, in relazione al numero dei lavoratori occupati, alla natura dell’attività e ai fattori di rischio presenti.
L’efficacia del primo soccorso è correlata, infatti, a una serie di fattori che vanno dall’organizzazione di un piano di soccorso interno, alla formazione dei lavoratori, alla reperibilità ed efficienza dei presidi sanitari, fino all’attivazione precoce del 118 e alla corretta esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare (eventualmente mediante defibrillatore).
Il defibrillatore dovrebbe essere posizionato in modo da garantire l’intervento entro cinque minuti ed è consigliato soprattutto nelle aree in cui sono presenti apparecchi elettrici, nei luoghi di lavoro all’aperto, dove possono cadere fulmini o si lavora su linee elettriche, nelle zone isolate dove è più difficile fare arrivare i soccorsi e nei luoghi di transito o permanenza di molte persone.
L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di rendere il defibrillatore “disponibile come un idrante o un estintore”.
Regione Lombardia ha approvato lo scorso 23 gennaio 2013 il documento “Aggiornamento delle Linee Guida regionali sull’utilizzo dei defibrillatori semi- automatici esterni (DAE) e sull’attivazione dei progetti di defibrillazione semi-automatica sul territorio (PAD)”.
La deliberazione nasce dall’intento di “adeguare le tecniche di defibrillazione agli attuali protocolli internazionali, nonché di aggiornare le modalità di formazione degli operatori”.
Autore: Roberta Pellizzon
Fonte: Linee Guida regionali sull’utilizzo dei defibrillatori semi- automatici esterni (DAE) e sull’attivazione dei progetti di defibrillazione semi- automatica sul territorio (PAD).