Cosa si intende con il termine “diossine”?
Le diossine sono un grosso gruppo di prodotti chimici contenenti cloro (il nome scientifico è “composti aromatici policlorati”) che si sviluppano in seguito a processi naturali come eruzioni vulcaniche e incendi boschivi o in seguito a processi di origine umana quali fabbricazione di prodotti chimici, pesticidi, acciaio, pitture, emissioni di gas di scarico e inceneritori.
La diossina provoca il 12 % dei cancri, inoltre favorisce mutamenti nelle concentrazioni di ormoni dell’uomo, diabete, malattie cardiache, effetti tossici in diversi organi.
Disastro di Seveso
Con il termine disastro di Seveso si intende l’incidente avvenuto il 10 luglio 1976 nello stabilimento della società ICMESA di Meda, che provocò la fuoriuscita di una nube di diossina del tipo TCDD (una delle più tossiche).
Verso le 12:37 una valvola di sicurezza del reattore esplode provocando la fuoriuscita di diversi chili di diossina nebulizzata; il vento disperde la nube tossica verso sud-est, soprattutto sulla confinante cittadina di Seveso.
Dopo quattro giorni dall’incidente le foglie degli alberi ingialliscono e cadono, gli animali selvatici e domestici muoiono, si verificano i primi casi di intossicazione nella popolazione, principalmente nei bambini che vengono colpiti da una malattia allora quasi sconosciuta: la cloracne, il sintomo più eclatante dell’esposizione alla diossina, che colpisce la pelle, soprattutto del volto e dei genitali esterni.
Il 15 luglio viene emanata un’ordinanza di emergenza che vieta di toccare la terra, gli ortaggi, l’erba e di consumare frutta e verdure, animali da cortile, di esporsi all’aria aperta.
Il 10 agosto viene evacuata l’area circostante l’impianto per circa 15 ettari con le famiglie che devono abbandonare velocemente le proprie case.
Studi effettuati alla fine degli anni novanta sulla popolazione femminile hanno mostrato, a venti anni di distanza, una relazione tra esposizione alla TCDD in periodo prepuberale e alcuni disturbi quali la probabilità 6 volte maggiore rispetto alla normalità delle madri residenti nella zona colpita dal disastro di avere alterazioni neonatali ormonali causa di deficit fisici ed intellettuali durante lo sviluppo.
Stabilimento Ilva di Taranto
L’Ilva è una delle più importanti aziende siderurigiche italiane. Lo stabilimento di Taranto è localizzato nel quartiere Tamburi e copre una superficie complessiva di circa nove chilometri quadrati.
I dirigenti dell’Ilva sono indagati per avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.
Gli esperti nominati della Procura di Taranto per stimare il danno provocato dalla diossina e dalle altre sostanze nocive prodotte dalle lavorazioni dell’impianto hanno affermato che l’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano quali:
- mortalità per cause naturali;
- patologie cardiovascolari;
- patologie respiratorie, in particolare per i bambini;
- tumori maligni in generale, in età pediatrica (0-14 anni), tumore della laringe, del polmone, della pleura, della vescica, del connettivo, dei tessuti molli, linfomi non-Hodgkin e leucemie.
La diossina emessa negli impianti dell’Ilva rappresenta circa il 30% del totale italiano; la stessa, riversata nell’ambiente, ha reso non pascolabile il terreno attorno all’impianto nelle aree incolte. Un’ordinanza della regione Puglia vieta il pascolo entro un raggio di 20 km attorno l’area industriale che, quindi, diventa un serio ostacolo per la crescita delle aziende zootecniche e produttrici di latte e prodotti caseari, oltre che esserlo per tutte quelle aziende di mitilicoltura, se venisse dimostrato il legame delle emissioni industriali anche con la diossina e PCB rinvenute nelle cozze.
E’ necessario scegliere tra i due diritti fondamentali della costituzione italiana, il diritto al lavoro ed il diritto alla salute, o esiste una terza via che garantisca entrambi i diritti per la pace sia dei lavoratori che dei cittadini di Taranto?
Autore: Barillà Vincenzo