Da circa 20 anni esiste un allarme mondiale circa la presenza di benzene nelle bibite analcoliche; una particolare reazione chimica tra due sostanze presenti normalmente nelle bibite analcoliche, in determinate condizioni ambientali di calore e di luce, porta alla formazione di benzene,sostanza classificata come cancerogeno certo dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) .
I principali bersagli dei metaboliti del benzene sono il sistema linfatico ed emopoietico con conseguente aumento del rischio di neoplasie linfoematopoietiche (malattie caratterizzate da esposizioni basse e continuate alla sostanza, con tempi di latenza molto lunghi che vanno dai 10 ai 30 anni).
Non esistono dei valori limite per il benzene nelle bibite, per cui viene considerato il limite previsto per l’acqua potabile che può variare da Paese a Paese tra 1 µg/L, come in Italia, e 10 µg/L (limite massimo indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).
Da Gennaio 2008, tutte le aziende italiane produttrici di bibite analcoliche, avrebbero dovuto sostituire i benzoati presenti negli ingredienti con il potassio sorbato, in modo da ridurre il rischio di sviluppare la reazione che porta alla formazione di benzene.
Tra i mesi di maggio e ottobre 2008 è stata effettuata, in alcuni supermercati nella provincia di Firenze, un’indagine volta a ricercare nelle etichette delle bibite analcoliche la presenza di benzoati.
Nell’11% dei soft drink si è trovata presenza di benzoato di sodio negli ingredienti.
Nella seconda fase dell’indagine sono stati analizzati 14 campioni di bibite contenenti i benzoati e 14 non contenenti tali additivi.
Tra le bevande analizzate si è riscontrato un livello di benzene superiore al limite massimo consentito (1,95 ppb e 2,36 ppb) in due prodotti, gli unici oggetto dell’indagine nei quali erano stati individuati il benzoato di sodio e l’acido ascorbico tra gli ingredienti ed entrambi contenuti in bottiglie trasparenti, quindi maggiormente suscettibili a fenomeni di alterazione causati dall’esposizione alla luce.
I dati della ricerca hanno inoltre evidenziato la presenza di tracce di benzene in quasi tutte le bevande, anche in assenza di benzoato di sodio. Le basse quantità di benzene riscontrate potrebbero derivare dall’imballaggio in plastica delle bibite, o provenire dalla penetrazione del benzene presente nell’aria all’interno della bottiglia.
E’ quindi evidente la necessità di predisporre adeguate misure di prevenzione per garantire la totale assenza di benzene nei prodotti alimentari, in quanto sostanza cancerogena per la quale non esiste una quantità a rischio zero.
Autore: Barillà